Il medico
Giovanni Impallomeni
(1879-1962)
Formatosi a Roma, venne trasferito alla sezione
“Alessandri” dell’Ospedale Militare di Verona (reparto di chirurgia), dove tra
il 1915 ed il 1918 gli eventi bellici gli diedero modo di approfondire diversi
suoi studi, pubblicati sulle riviste specializzate dell'epoca. La Grande Guerra
lo vide in azione col grado di maggiore medico.
Degno di nota un suo saggio apparso sul n. 6 del 1916
di "Clinica chirurgica" ed intitolato Tripode metallico per craniectomia, nel quale il medico milazzese
illustrava un congegno da lui ideato per perforare più efficacemente il cranio.
«Fin da quando mi si presentarono all’ospedale militare principale i primi casi
di lesioni craniche da armi da fuoco (agosto-settembre 1915), ideai una
modificazione del trapano ad albero, che soltanto oggi mi è dato di
realizzare», scriveva l’Impallomeni, che così proseguiva: «il chirurgo, che
nelle perforazioni, quasi nette o con brevi fessure radiate, della volta
cranica, da palletta di shrapnel o da altri proiettili, preferisca eseguire la
craniectomia non col graduale ampliamento del forame a mezzo di pinza ossivora,
né con la sgorbia o lo scalpello, nè tampoco con le fraises di Doyen, ma con le
corone del trapano ad albero, si trova nella assoluta impossibilità di
servirsene razionalmente». Da qui la presentazione del suo congegno denominato
tripode metallico, di cui allegava fotografia e questa descrizione: «è fornito
di una molla spirale d’acciaio e di tre robuste punte circoscriventi un
triangolo e saldate a due piani circolari paralleli».
Radiografie e foto arricchiscono un suo prezioso
dattiloscritto, custodito presso la Biblioteca Comunale di Milazzo, in cui
descrive con cadenza periodica gli interventi eseguiti su molti militari
colpiti da arma da fuoco, in particolare da shrapnel e granate, non tutti
purtroppo salvati dal medico di Milazzo.
Particolarmente interessante la sua pubblicazione del
1919 sui gas asfissianti utilizzati nella Grande Guerra e sui dispositivi
necessari per prevenirne gli effetti devastanti.
Negli anni Venti venne trasferito a Milazzo, dove
ricoprì per quasi trent’anni l’incarico di direttore del Civico Ospedale. Fu
anche docente universitario.
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